7:50
13 Maggio 2015
Nella notte passata si è concluso sul sito del G6 il test di Gogobello. Nell'ultima partita Cyberpagno - Gogobello (la numero 99/100 del test) Cyberpagno di è trovato in vantaggio in un finale di alfieri contrari. Alla mossa 69 non ha però saputo trovare la giusta continuazione, vincendo comunque dopo una lunga manovra. Mentre guardavo la partita, ho trovato subito la giusta continuazione e mi sono stupito che il fortissimo Cyberpagno non la vedesse. Ho inserito la posizione su StockFish (versione Mac) e... sorpresa: nemmeno SF riesce a vedere la continuazione migliore, in questa posizione:
8/3k4/p2Pb3/P3P1K1/6p1/4B1P1/7P/8 w - - 7 69
A questo punto, l'ho giocata io col bianco contro StockFish col nero e l'ho "ovviamente" vinta. Ad onor del vero, StockFish trova la continuazione giusta ma solo dopo "l'imbeccata" della prima mossa (cioè facendola giocare io, manualmente).
Io, dall'inferno delle 2N, mi sono preso una piccola e rara soddisfazione, vedendo una continuazione che è sfuggita perfino a Stockfish!
8:07
30 Novembre -0001
Una posizione estremamente interessante! Consentimi, pertanto, di fare prima una premessa generale che possa essere utile (spero) a tutti.
COME TROVARE LA MOSSA GIUSTA?
Da sempre gli scacchisti sono ossessionati dalla ricerca dell'algoritmo adatto. Per fortuna, da molti anni la tecnica si è standardizzata e possiamo quindi dire che, nella stragrande maggioranza delle posizioni, il corretto flusso del pensiero è il seguente:
A) Valuta la posizione.
Spero siate tutti d'accordo! Se non sono in grado di stabilire esattamente chi sta meglio, osservando pedoni e pezzi, non troverò mai la mossa giusta!
B) Mosse Candidate
Questo punto scatena solitamente delle ansie:"No, basta con Kotov!". Ed avete ragione! Però, tutto si semplifica se scindiamo la questione in alcune sottoquestioni tipo:
- Qual è lo svantaggio (drawback) dell'ultima mossa del mio avversario?
- Come posso migliorare la posizione di un pezzo?
E soprattutto la domanda di Dvoretsky: - Cosa intende fare il mio avversario?
C) Calcolo.
Oltre a questo modo di pensare, però, vi sono altre posizioni, con determinate caratteristiche, che offrono alla mente umana altre possibilità. Esse sono: il pensiero schematico e il metodo di Dorfman (tecnica del Cambio).
La posizione presentata da Stefano Gemma ricade nel tipo del "pensiero schematico" e ne parlo nel prossimo post.
8:11
30 Novembre -0001
Possiamo definire il pensiero schematico come la abilità del giocatore di immaginare un realistico setup per i suoi pezzi a partire da una posizione; ma è anche la capacità di prevedere concrete manovre per raggiungere quel setup. Il pensiero schematico è una caratteristica tipica dei giocatori esperti, basata sul calcolo. Funziona particolarmente bene in certe posizioni, dove l'avversario ha ridotte possibilità di creare controgioco. Gli schemi sono una parte del pensiero schematico; sono le varie parti di un piano, e si basano su una corretta valutazione, ma la cosa più importante da ricordare, per ora, è che dobbiamo saper correttamente valutare le risorse DIFENSIVE del nostro avversario, prima di iniziare a pensare in modo schematico. NIENTE CONTROGIOCO AVVERSARIO è la molla per noi.
Questo modo di pensare, inoltre, si può applicare soprattutto quando l'avversario ha DUE debolezze (Principio omonimo), in quanto una difesa passiva (senza controgioco) funziona male quando vi sono due debolezze da difendere.
IN CONCLUSIONE: è importante iniziare da subito ad allenare la tua capacità di pensare in modo schematico o cerca di organizzare mentalmente le idee dietro i piani dei Maestri.
Ora cominciamo a vedere la posizione di Stefano Gemma, per capire come possiamo usare questo modo di pensare durante le nostre partite.
8:25
30 Novembre -0001
8/3k4/p2Pb3/P3P1K1/6p1/4B1P1/7P/8 w - - 0 69
Il Nero è in gravi difficoltà. Un primo problema è la ridotta mobilità dei suoi pezzi (prima debolezza). L'alfiere deve rimanere fermo al suo posto, in quanto da "e6" previene l'avanzata dei pedoni connessi centrali del Bianco e difende il pedone "g4". Il Re nero, a sua volta, deve rimanere sempre nelle vicinanze dell'alfiere, per prevenire "Rf6" da parte del Bianco. Ma il fattore più importante è la assenza di controgioco da parte del Nero (può solo attaccare il pedone "a5" col Re, ma in tal caso lascerebbe indifeso il proprio alfiere).
Pertanto, il Bianco può immaginare un corretto setup (uno schema). L'idea vincente è facile da vedere, in quanto unica: spingere in "h4". Dopo la cattura en passant, però, il Bianco deve essere pronto a controlare la casa "h2" per impedire la promozione del pedone nero. Poi, con calma, può avanzare in "g4" (sfruttando interferenza sulla diagonale e6-h3), andare col Re a catturare pedone h3, ed infine supportare l'avanzata del pedone g4.
Come può l'alfiere bianco controllare la casa h2? Ha 2 possibilità: Af4 o Ag1. Entrambe buone, ma ovviamente Af4 è più attiva, in quanto difende anche i propri pedoni.
Pertanto, lo schema è:
- Giocare Af4
- Spingere h4
- Dopo la cattura, spingere g3 in g4
- Catturare col Re il pedone nero h3
- Tornare col Re in g5 per supportare pedone g4 verso la promozione.
8:48
13 Maggio 2015
Infatti è proprio come ho pensato io, con qualche "mancanza"; in particolare, la fase di valutazione l'ho lasciata a livello inconscio e non l'ho formalizzata nei suoi elementi; capivo la scarsa mobilità dell'alfiere del nero ma pensavo di più alla sua eventuale attività (cosa può difendere e cosa può attaccare). Le 3 mosse chiave del bianco Af4 h4 g4 hanno un piccolo elemento di "bellezza", perché con g4 si scopre la diagonale f4-h2, prima occupata da entrambi i pedoni; per vederla, si deve saper visualizzare... il vuoto!
Nella mia variante, mi sono accontentato di sostenere il pedone g col Re bianco, senza andare a catturare in h3 ma qui si vede la differenza tra un 2N ed un maestro... 😉
8:53
30 Novembre -0001
2:41
13 Maggio 2015
Giuseppe Tarascio ha detto
Più che altro, qui si vede la differenza tra il modo di pensare di un umano e il modo di calcolare dei chess engines. L'immaginazione al potere! (una citazione del maggio 1968)
Oppure anche "Mettete alfieri nei vostri cannoni"!
A me interessa come da un software possa emergere una "psiche" della macchina. Non è banale, si tratta di un comportamento emergente da un sistema complesso basato su regole semplici. Indagare come un umano risolve certi problemi può aiutare a sviluppare meglio i software (non solo quelli scacchistici). Chi è digiuno di informatica-scacchistica parla dei software come se fossero umani, appunto evidenziando una specie di "psiche", che li differenzia anche stilisticamente. In questo caso, una soluzione semplice sembra non essere alla portata del software, perché? Si può insegnargli a risolvere queste posizioni, usando una cosa simile al ragionamento umano? Forse ad oggi no, perché noi troviamo soluzioni in base a TUTTA la nostra esperienza, dal modo in cui riuscivamo a prendere il sonaglio tra altri giocattoli da piccoli (esperienza sui percorsi minimi per raggiungere un oggetto) a come rispondere a chi ci attacca: mi difendo, contrattacco?
Ecco, il software ad oggi non ha immaginazione perché non ha esperienze da collegare per creare idee nuove e per trovare... il sonaglio!
3:51
23 Agosto 2014
Ciao a tutti.
Ho letto con interesse questo nuovo argomento.
Secondo me il fatto di trovare e di costruirsi una valida scaletta mentale varia da giocatore a giocatore. Certi ragionamenti vanno bene per taluni e non per altri. Da circa un paio di mesi mi è tornata la voglia di giocare (non tornei ma semplicemente analizzando partite). In questo tempo sono quasi arrivato alla fine di quelle giocate da Botvinnik. In otto-nove partite con soluzioni tattiche su dieci non ne beccava una che sia una! Per sua stessa ammissione era scadente nel calcolo delle varianti. Ora mi chiedo: Ma come può un giocatore raggiungere un livello tanto alto senza essere supportato da un buon calcolo delle varianti tattiche? Guardo e riguardo certe partite e arrivo alla conclusione. Botvinnik non vedeva una pippa tatticamente ma SAPEVA cosa giocare in certe posizioni. Non si poneva il problema di calcolare questo e quello (ammette anche che la sua visione combinativa non arrivava mai oltre le tre mosse). Semplicemente SAPEVA che in certe posizioni un Alfiere va piazzato qui e non là e un Cavallo va centralizzato mentre si hanno le Torri in d1 ed e1. Il problema grosso dei dilettanti è che cercano una spiegazione ad ogni SINGOLA mossa. "- Si, ma perché ha giocato 22. Ad2 invece di ....-". Dovrebbero capire che il perché risiede nel fatto che in QUELLA posizione va giocata 22. Ad2 e basta! Solo così si può migliorare. Capendo ed assimilando il maggior numero di schemi.
4:09
30 Novembre -0001
Hai ragione per quanto riguarda la "scaletta mentale": è un puro artifizio didattico, per eseguire una suddivisione chirurgica impossibile: il flusso del pensiero è immateriale. E non solo: è ovvio che, se il mio Re è in pericolo di matto, tendo a sottovalutare o a scartare l'analisi di fattori meno urgenti, capovolgendo la scaletta.
Però, se rifletti a fondo sul tuo esempio virtuale di "Ad2", troverai sempre che quella decisione, quella mossa, è stata motivata dalla osservazione di una qualche minaccia (immediata o a lungo termine) dell'avversario. Il nostro cervello reagisce agli stimoli, rappresentati dalle mosse dell'avversario. I nostri errori dipendono dalla sottovalutazione o dalla sopravvalutazione di questi stimoli. Il G.M. tende ad essere più obiettivo e freddo, nella valutazione (oltre ad essere più rapido di noi, ovviamente).
10:50
20 Febbraio 2012
In un libro dell'ottimo Neil McDonald, Planning After the Opening, nel primo capitolo, è riportata la citazione di Teichmann che tutti conoscono: "Chess is 99% tactics". Subito dopo l'autore ricorda che sia a Karpov che a Korchnoi fu chiesto di commentare quell'affermazione. Korchnoi, più o meno, convenne. Karpov rispose "rubbish", cioè sciocchezze. Ma rubbish significa soprattutto spazzatura.
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