5:37
22 Gennaio 2013
Nel mio piccolo , sto cercando di insegnare (per quel che posso) gli scacchi alle mie bambine.
La prima ha quasi 5 anni, la seconda 10.
Vi riporto le cose interessanti che ho notato, e passo poi a chiedere qualche consiglio pratico.
Allora: per la piccola l'interesse esclusivamente ludico, nel senso che non sa muovere, sta con me e muove i pezzi come gli dico io quando giochiamo contro altre persone. E' innamorata dei cavalli, e la mossa che più la attrae è l'arocco. La cosa interessante è che ricorda il posizionamento esatto dei pezzi nell'arrocco anche a distanza di mesi.
Ovviamente le piace mangiare i pezzi avversari, e soprattutto.....vincere !
Con la più grande il discorso è diverso. Lei ha l'età per imparare.
MA è molto difficile. Trovo estremamente difficile giocare con lei. Per quanto io possa essere scarso, la differenza di forza è soverchiante. Non voglio abbatterla, ma allo stesso tempo non mi riesce di fare mosse sbagliate apposta. Mi è capitato di vedere lei mentre gioca con dei coetanei di pari livello. Sono partite inguardabili, senza nè capo nè cod, ma sicuramente ha maggiori soddisfazioni: qualche volta vince, qualche volta perde, come è giusto che sia.
Ma mi chiedo: cosi impara ? Non mi pare.
Quello che ho notato di importante è questo: ha un'ottima memoria delle posizioni.......l'alfiere qui, il cavallo là, la regina qui etc.... Ma il vero problema è che, compiute le mosse di sviluppo più o meno corrette....non ha nessuno spunto per un attacco. Insomma, è come se per lei gli scacchi fossero mettere questi pezzi sulla scacchiera, punto. E' come se stesse disponendo degli oggetti su degli scaffali. Più o meno sa dove vanno, ma, una volta a posto, è quasi angosciata dal doverli muover. Non so se riesco a farmi capire.
La cosa che ho trovato migliore, finora, è stato quella di giocare non delle partite, ma dei "finali" inventati, insomma delle posizioni molto semplificate. Do a lei per esempio un alfiere, un cavallo e una torre ed io mi tengo solo il re e un pedino.
Comunque è una cosa difficoltosa. Non è facile spiegare gli scacchi a dei bambini. Eppure lei è molto interessate.
Accetto volentieri consigli.
Un grazie fin da subito !
6:10
30 Novembre -0001
L'aspetto ludico è il fattore più importante. Devono giocare con bambini della loro età, in una struttura tipo circolo.
Comprendo la delusione del genitore, dopo quanto scritto. Come riferimento, cito il bel libro:
Developing Chess Talent - Karel Van Delft & Merijn Van Delft
in cui questi due scacchisti olandesi raccontano la loro esperienza di istruttori (sono padre e figlio. Il figlio è Maestro Internazionale; il padre è uno psicologo. Gestiscono un circolo di scacchi in Olanda).
Come suggerimento pratico, consiglio la visita del sito SCACCHI012 dedicato all'insegnamento degli Scacchi nell'età pre-adolescenziale.
6:25
13 Maggio 2015
Io ho una bellissima foto di mia figlia di (allora) 4 anni alla scacchiera. Non sapeva giocare e non l'ho forzata ad imparare, a lei piaceva far baciare i cavalli... per cui ho capito che non era particolarmente interessata al gioco. Ora ha 11 anni e le interessa ancor meno... per cui ritengo che avere la figlia che gioca con i coetanei sia già un enorme risultato!
Mio figlio ha quasi 6 anni ed ho provato ad insegnargli ma non vuole imparare e nemmeno lui lo forzo. Ogni tanto però prende la scacchiera e mi chiede di giocare ed anche questo è già un gran risultato.
Sono d'accordo che la bambina debba giocare con i coetanei ed è solo così che imparerà; per la teoria "seria" c'è tempo. Giocare finali semplificati non serve a molto, forse servirebbe di più cominciare ad insegnarle degli obiettivi semplici da raggiungere in partita. Il classico matto del barbiere è un buon inizio... poi magari ti scopri la settima traversa (giocando!) e le insegni a darti matto di torre. Imparerà ad identificare potenziali posizioni da matto e poi, forse, a cercare di riprodurle in partita.
Con i figli ci vuole tanta pazienza e poca ansia, lasciali giocare e, soprattutto, fatti vedere giocare! Questa è la cosa che mi manca, per cui nei miei figli non può scattare l'emulazione.
10:28
22 Gennaio 2013
Come suggerimento pratico, consiglio la visita del sito SCACCHI012 dedicato all’insegnamento degli Scacchi nell’età pre-adolescenziale.
Sto trovando questo sito davvero molto interessante, e soprattutto con molte cose da poter mettere subito in pratica. Ottimo e pragmatico ! Grazie.
Sono d’accordo che la bambina debba giocare con i coetanei ed è solo così che imparerà; per la teoria “seria” c’è tempo. Giocare finali semplificati non serve a molto, forse servirebbe di più cominciare ad insegnarle degli obiettivi semplici da raggiungere in partita. Il classico matto del barbiere è un buon inizio… poi magari ti scopri la settima traversa (giocando!) e le insegni a darti matto di torre. Imparerà ad identificare potenziali posizioni da matto e poi, forse, a cercare di riprodurle in partita.
Ci proverò !
Ieri sera, dopo aver giocato ho fatto questa riflessione: insegnare gli scacchi è un po' come insegnare a vivere. Sapere che ogni mossa avrà delle conseguenze sia positive che negative, saper valutare e soppesare queste conseguenze con un po' di obiettività, sapersi concentrare, rendersi conto dei propri limiti, sacrificare qualcosa per ottenere qualcosa di più importante, essere umili nella vittoria e sorridenti anche nella sconfitta. Cos'è questo, se non la vita stessa ?
1:24
5 Febbraio 2014
Con mio figlio ho iniziato a 3 anni, usando gli scacchi come fosse un subbuteo: ho una scacchiera di legno della dal negro con il cassettino che tiene i pezzi, aprivamo il cassettino ed il gioco era mandarci dentro i pezzi colpendoli con i tuoi. Questa foto è di due anni fa
Nessuna regola degli scacchi, ma a 4 anni appena compiuti (un mese dopo la foto) sapeva impostare la posizione iniziale (inclusi re e donne) e sapeva i nomi dei pezzi.
A 4 ho iniziato a spiegargli come muovono, con laiuto di una app per cellulare che quando si clicca su un pezzo evidenzia le mosse legali colorande le case di verde. Per cui lui muoveva sia bianco che nero, ma ha iniziato a fare l'occhio su cosa si potesse fare, e cosa no.
A 5 ho iniziato ad insegnargli gli scacchi, con una regola ferrea: non gli chiedo MAI di giocare. Il punto è che a quell'età qualsiasi cosa faccia il babbo è oro puro, per cui mi basta tirare fuori la scacchiera e fare finta di studiare (o provare a farlo davvero 🙂 ) ed in 5 minuti arriva e chiede di giocare. Adesso quando vuole giocare gli chiedo "partita o esercizi?", e lui sceglie.
In questo modo a 5 anni (sei a gennaio) è in grado di fare una partita senza mosse illegali, arrocco incluso (la presa en passant ancora no). Un mese fa mi ha lasciato di sasso portando la torre in ottava (la sua prima traversa) per impedire ad un mio pedone in settima di promuovere, e poi mi ha detto "la regina non la prendi". Pare una cavolata ma era la prima volta che attaccava (difendeva) una casa libera invece di un pezzo. A momenti piango...
Il problema coi bambini è che odiano, ma davvero odiano come noi non riusciamo ad immaginare, perdere. Non distinguono, fino ai 6-7 anni, la sconfitta sportiva dal fallimento personale. Io lo lascio vincere, cercando ogni volta di fare in modo che sia più difficile per lui farlo. In questo modo arriva in finali vantaggiosi e sta imparando i matti elementari (due torri o una donna contro il re).
Qui mentre gioca e mentre cerca di trovare la strada sicura per il cavallo per arrivare alla moneta (uno degli esercizi del libro)
(i bambini riescono a guardare la scacchiera da un angolo impossibile, non capirò mai come facciano)
4:16
5 Giugno 2015
ho due figli (una bambina di 5 e un bambino di 6 anni) e il grande sta insistendo molto per fare il suo primo torneino (“tournoi jeunes”), che sarebbe previsto nei prossimi giorni (a dire il vero, sto esitando molto, anche se lui dice di essere conscio che ci va per giocare/migliorare, con altissima probabilita' di perdere tutte le partite)
Ecco le difficolta’ che ho incontrato (e sto incontrando), piu' o meno in linea con quanto gia' scritto (e una astuzia, di cui potranno beneficiare pero' unicamente i NC e le categorie nazionali basse. Vietata agli ELO > 1700 !):
1- insegnamento delle regole: e' vero, quando hanno 5 anni o giu’ di li, l’aspetto ludico e’ fondamentale. Secondo la mia esperienza, “far parlare i pezzi” aiuta enormemente a attirare l’attenzione dei bambini (“aiuto! L’alfiere mi vuole mangiare”, “Mio Re, ti aiuto io. Mi metto davanti!”, ““voglio diventare una regina” ecc). La mia bambina di 5 anni comincia ora a muovere i pezzi correttamente, ma ha ancora grossi problemi col cavallo e, a volte (tipicamente per mangiare qualcosa!) prova anche a tornare indietro con i pedoni. In generale, c’e’ da dire che e’ molto meno interessata del maschio, anche se l’emulazione sta aiutando un po’.
2- accettazione della sconfitta. Effettivamente, ci vuole qualche settimana o qualche mese prima che imparino ad accettare il responso dello sport. La bambina ancora non sopporta perdere, ma sta ancora imparando le regole, penso sia normale. Il grande ha passato la stessa tappa, ma ormai ha recepito pienamente il messaggio (“cerchiamo di vincere, ma esiste sempre qualcuno piu’ forte”)
3- trovare avversari dello stesso livello: l’anno scorso ho avuto la fortuna di una maestra magnifica all’asilo che mi ha incoraggiato a insegnare gli scacchi nella classe di mio figlio (*). Grazie a questa maestra, si e’ creato un primo nucleo di avversari con cui lui si confronta e si diverte. Da qualche settimana frequentiamo il circolo locale (tra l’altro attivissimo con i bambini), e cio’ ha aperto enormi orizzonti. VA FATTO IL PRIMA POSSIBILE!
4-Come giocare contro: e’ un dato di fatto, malgrado tutto, a volte sono ancora l’unico avversario a disposizione e lui mi chiede di giocare. In questo caso, giocare “normalmente” (come facevo all’inizio) e’ un grosso errore: non serve a niente se non a frustrarlo e fargli perdere fiducia nei suoi mezzi. Ora (lui ne e’ pienamente cosciente) gioco facendo mosse per lo piu’ sensate (sviluppo, controllo il centro, attacco un pezzo, ecc.), ma, ogni 2-3-4 mosse ( a seconda di come va la partita…), faccio una cappellata (lascio un pezzo in presa, prendo un suo pezzo protetto ecc). Se non la vede, ne faccio una ancora piu’ grande e cosi via, adattandomi al suo livello, spesso arrivando ad un incerto e avvincente (!?) finale.
5- Tattica: anche con l’ausilio di un libro simpatico per bambini, qualche idea di tattica (infilata, inchiodatura, scoperta, attacco doppio,..) l’ha imparata, ma ancora mi e’ difficile fargli fare esercizi (e ovviamente non voglio forzarlo). Pero’ ho trovato un lurido espediente: per qualche motivo misterioso, trova interessantissimo guardare le MIE schifosissime partite giocate su playchess. Dunque, quando mi chiede di guardare una mia partita, gliene mostro una che ho tenuto in serbo: vado in genere abbastanza velocemente ma ogni tanto mi fermo su una posizione (massimo fino a 2 minuti) e gli chiedo di indovinare cosa vuole fare l’avversario o quale e’ stata la mia prossima mossa (forchetta? Pezzo indifeso? ecc.). Questo mi sembra veramente un buon esercizio, un po' come lo sono per me le bellissime videolezioni della serie "come pensa un 2N"!
(*)anche colpa di mia moglie che aveva detto alla maestra che sapevo giocare, mentre non giocavo da 30 anni, peraltro ero una misera 3N avendo semplicemente seguito mio padre una settimana in un torneo. Negli ultimi mesi gli scacchi (e questo sito!) mi hanno “drogato” e, chissa’, forse ora mia moglie si sta mangiando le mani!
10:44
20 Febbraio 2012
Laszlo Polgar, com'è noto, ha educato le sue 3 bambine, "fabbricando" letteralmente 3 Maestri che poi sono divenuti GM. Controllando rapidamente con Google, pare che addirittura non le abbia neppure mandate a scuola (dopo aver ottenuto l'autorizzazione ecc), educandole quindi in casa e che abbia impostato questa educazione su 2 punti chiave: le lingue e gli scacchi. Si potrebbe riflettere a lungo su alcune caratteristiche del suo metodo, non solo riguardo agli scacchi, ma ciò condurrebbe evidentemente molto lontano. La cosa davvero complicata da capire è come sia riuscito a far innamorare le figlie del gioco, a tal punto da poter iniziare, con assoluta naturalezza, dopo che queste avevano imparato a leggere, intorno ai 3-4 anni, lo studio degli scacchi nei modi tutto sommato convenzionali: tattica, strategia, partite ecc ma anche storia degli scacchi, delle competizioni e tutto ciò che riguarda il gioco. Ribadisco, le figlie studiavano i libri, le riviste ecc. Aveva riempito la casa di materiale sugli scacchi. Portò la prima figlia al circolo di scacchi quando questa aveva 4 anni e mezzo (già studiava, quindi, da qualche mese...) e pare che abbia vinto contro chiunque con disinvoltura.
Si può obiettare che non ci interessa fabbricare GM, ma insegnare semplicemente il gioco ai nostri figli. Sarebbe utile sapere qualcosa in più dei dettagli del suo metodo...
Ciao a tutti!
Leonardo
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