4:34
18 Dicembre 2012
Salve a tutti, volevo sollevare la seguente questione (non so se sia già stato fatto altrove, nel caso la ripropongo!): a quali obbiettivi può ambire una persona che comincia a studiare questo gioco non in tenera età? Per intenderci non mi riferisco solo a principianti assoluti, ma anche a tutte quelle persone over 20 anni che magari sono ancora categorie nazionali e che solo adesso cominciano uno studio serio e sistematico. Dati per scontati impegno e dedizione, ci sono dei traguardi irrealizzabili (a parte magari diventare Anand 😀 )?
Volevo un parere perché ho letto un allenatore autorevole (così tanto che non ricordo il suo nome) sostenere la tesi che chiunque adesso con il giusto studio potrebbe diventare MI a partire da (quasi) qualunque condizione. E' verosimile?
5:05
30 Novembre -0001
Questo mi ricorda la storiella di quel tipo che entra in farmacia, chiede una confezione di Viagra ed aggiunge subito:"Non è per me. E' per un mio amico" ahaha
Ok, l'istruttore a cui ti riferisci è Igor Smirnov, 23 anni, laureato in psicologia: molto bravo nella comunicazione, come dimostra il tuo post.
Titolo di MI? Sì, è assolutamente alla portata di un giovane come lo descrivi tu, motivato, intorno ai 20 anni, intelligente, determinato, tempo a disposizione, con voglia di apprendere e molta, molta grinta. Purtroppo, ora le dolenti note:
1) Occorrono molti soldi. Per fare un torneo, tra viaggio, vitto, alloggio, iscrizione devi calcolare almeno 500 euro. Considera che non puoi fare solo tornei week-end o sotto casa, in quanto solo se partecipi a Festival seri puoi farti un'esperienza internazionale.
2) Sorvolo il discorso lezioni, materiale di aggiornamento, stages perchè molto variabili;
3) Occorrono notevoli doti psicologiche, per sopportare lo stress delle sconfitte.
P.S. Dimenticavo la controindicazione F O N D A M E N T A L E:
il nome di battesimo non deve iniziare con S e finire con O. Se capisci il motivo, sei già sulla buona strada, Sergio!
P.P.S. Ma tutta questa fatica non potrebbe essere incanalata verso il raggiungimento di una buona laurea? Tieni presente che, a parte Caruana, gli altri muoiono di fame. Direi che bisogna separare le passioni dal mondo del lavoro; se poi, con un po' di fortuna, studio appropriato e qualche torneo ben azzeccato, ci si toglie qualche soddisfazione, perchè no?
5:48
18 Dicembre 2012
Beccato! Il viagra era proprio per me. : D
Scherzi a parte, nella mia vita ho avuto la sfortuna di appassionarmi a tre cose: scacchi, musica e matematica (in quest'ordine). Per citare Jamie Murphy "gli scacchi, come la matematica e la musica, sono le balie dei bambini prodigio" o, parafrasando Hardy, sono tutti e tre "sport da giovani". Siccome sono lontano in egual misura dal titolo di GM, dal diventare un concertista e dalla medaglia Fields (ma pure dalla laurea...), sono spacciato qualunque cosa scelga!
9:47
26 Novembre 2010
E’ ricercando l’impossibile che l’uomo ha sempre realizzato il possibile.
Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che loro appare possibile
Non hanno mai avanzato di un solo passo.
( Michail Bakunin )
Nessuno di noi sa e non può sapere i risultati che potrà ottenere quando si impegna in qualcosa e questo vale per tutto ciò che si fa , non solo per gli scacchi.
Io penso che sia davvero bello avere dei sogni nella vita e impegnarsi con passione in questo , l’importante è che questi sogni non diventino manie e ci impediscano di vivere la vita con la giusta consapevolezza,
Non dovremmo mai permettere che occupino tutto il nostro tempo e le nostre energie diventando passioni insane: il limite è davvero sottile e sta a noi rendersi conto quando si supera questo limite.
Il nostro inseguire un sogno non deve diventare fonte di stress e frustrazione : quando questo supera il piacere e il nostro benessere meglio passare ad altro!
Non dimentichiamoci mai che gli scacchi, per quanto meravigliosi , sono solo un gioco : i problemi nella vita sono ben altri!
Ciao
10:12
26 Novembre 2010
P.S.
Siccome mi piacciono molto te li scrivo :
E' bene avere un fine verso il quale dirigersi
ma dopotutto quello che conta è il cammino.
Chi vive senza un pizzico di follia
non è così saggio come crede.
Secondo alcuni autorevoli testi di Aeronautica
il calabrone non può volare
a causa della forma e del peso del suo corpo in rapporto alla superficie alare.
Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare.
(Igor Sikorsky)
2:36
10 Settembre 2011
4:05
22 Novembre 2010
Certo che si rischia di diventare un forum di autocoscienza ma una comunità serva anche a questo no? Io sono profondamente convinto che se non hai iniziato a giocare a scacchi da ragazzino non potrei mai arrivare a livelli elevati, potrai solo essere contento di un torneo (o prenderti colossali arrabiature, come succede a me), non a caso tutti i più grandi scrittori, musicisti, artisti, scienziati sono diventati famosi per qualcosa che hanno fatto prima dei 35 anni (c'è una ricerca a tal proposito).E allora? Allora va bene lo stesso. Io ho iniziato sulla soglia dei 30 anni, 3N subito al primo torneo (vinto), poi lavoro, famiglia(2 bimbe nel frattempo), ecc, ecc, così non ho mai avuto la possibilità di un impegno continuo e costante (pochi tornei, quasi niente vita di circolo), adesso sto seguendo il videocorso (“a strappi” come mi accusa il maestro Taraascio) ma gli scacchi sono una passione bruciante, di quelle che mi tengono sveglio fino a notte fonda (e poi sveglia alle 6.15). Ora, conscio dei miei limiti, l'obiettivo (troppo ambizioso, dirà Tarascio) è la 2N (sono a 1488) in 3 anni. Non è un gran obiettivo ma è il mio, sono abbastanza determinato, anche se questo (cara Madame X) a volte è fonte di stress e profonde frustrazioni. Ma le passioni non sono passatempo, sono una sfida contro se stessi (come le partite a scacchi) quindi non c'è scampo.
Enzo
10:28
26 Novembre 2010
Stress e profonde frustrazioni?
Tante anche per me !
E non ultima quella di aver perso con un bambino di nemmeno 11 anni ad un torneo importante.
( I giocatori "adulti" che hanno perso con dei bambini potranno ben capirmi).
Le frustrazioni, le partite perse mi danno lo sprono per cercare di migliorare perchè, come dici giustamente tu Enzo , le passioni non sono un semplice passatempo!
Logico che quando si perde una partita si rimane male , ci si sente frustrati, io non ho detto che
questo non ci deve essere, che deve esistere solo il "bello" degli scacchi sarei pazza a pensarlo!!
Ma poi si superano e questo è sano:
diventa patologico quando si sta male con se stessi, ci si sente dei buoni a nulla, alcuni si sentono umiliati , non fanno vedere le partite che hanno perso, e poi hanno paura di rigiocare e perdere e molto altro... (lo dico per esperienza..ho conosciuto e conosco giocatori così ! )
in questo caso dico che è meglio lasciar perdere!
Per certi scacchisti risulta frustrante anche perdere con una donna e accampano mille scuse ( non ho dormito, sono stanco del lavoro solo per citarne alcune ...) :
che c'è di così umiliante nell'ammettere che la tua avversaria ha giocato meglio di te?
Anch'io ho imparato tardi a giocare a scacchi , però non mi dò dei limiti prestabiliti in partenza.
Io penso solo ad impegnarmi per migliorare a scacchi ,per giocare delle belle partite che mi diano
soddisfazione .
Quando mi siedo alla scacchiera penso: parto ad armi pari col mio avversario.. perchè deve vincere lui
e e non io? Questo mi da voglia di analizzare la partita, capire dove e perchè ho sbagliato
e..impegnarmi di più e meglio!
Ciao
11:56
30 Novembre -0001
Non sempre è così. Non sempre "l'avversario ha giocato meglio di te". Purtroppo, il fattore psicologico esiste, ed eccome!
Cito la mia esperienza di ieri (10/3/2013) nel CIS.
PREMESSA: settimana orribile, per piccoli problemi familiari, fonte di stress. Sabato sera, orribile idea: andiamo in pizzeria con amici, ma da una discussione capiamo che … non tutti ci erano veramente amici!
Arrivo domenica al CIS, dove devo giocare con un Candidato Maestro, ELO FIDE 2076. Sono nervoso, annoiato, desideroso di tornare a casa. Tutte scuse? Non credo.
Dopo 13 mosse il mio avversario fa una mossa debole (13…Ad6?!)
Valutazione: il Nero ha gli "hanging pawns", struttura pedonale da trattare come se fosse un Pedone Isolato di Donna (lo scriveva già Nimzowitsch nel "Mio Sistema").
Quindi la mossa giusta è ovviamente 14.Axf6! Dxf6 15.e4! seguita da exd5.
Non la prendo nemmeno in considerazione e gioco subito 14.Axd6 Dxd6 :
Ora il piano del Bianco è limpido, chiaro: cambiare i cavalli ed entrare in un buon finale, dove i pedoni sospesi del Nero sono solo una debolezza statica, in quanto hanno perso tutto il loro significato dinamico (chi legge il Grado 7, troverà sempre scritto questo concetto: se lotti contro il PID in d5, la coppia di pedoni isolati c6+d5, o contro i pedoni sospesi c5+d5, CAMBIA I 4 CAVALLI, gli unici che possono andare negli avamposti e4 / b4).
Quindi la mossa ovvia è 15.Ce4 (sfrutta la posizione della Donna nera INDIFESA, strategia di ricerca che ripeto sempre!!!). Dopo 15…Cxe4 16.Axe4 il Bianco ha un piano standard: Af3,Dd2,Tac1,Tfd1 e poi Da5, attaccando il pedone isolato a7 ed il pedone c5.
Ma io cosa gioco? La fiacca 15.Tc1. Dopo 5 mosse, abbiamo pattato, con me in evidente stato confusionale. Per fortuna la squadra ha vinto lo stesso (2 patte e due vittorie).
Perchè ho fallito l'impegno? Non credo sia stato per incomprensione della posizione. Credo sia da imputare solo a problemi psicologici miei. E credo che questo fattore influenzi moltissimo anche il rendimento di tante persone, valide in termini assoluti ma poi con risultati inferiori alle attese.
La gara scacchistica è una performance SPORTIVA. Un maratoneta con un dolore al piede con correrà mai bene. Uno scacchista che "pensa ad altro" non prenderà mai decisioni appropriate, come nel mio caso.
2:00
18 Dicembre 2012
Non pensavo di essere abbastanza masochista da pubblicare questa partita, ma siccome il maestro ha condiviso la sua esperienza "negativa" mi sono sentito in dovere di tirargli su il morale mettendolo al corrente della mia ben peggiore, anche per il fatto di averla giocata ieri nella stessa competizione:
1)e4 c5 2)Cf3 e6 3)d4 cxd4 4)Cxd4 a6 5)a3 b5 6)b4 Ab7 7)f3 Dc7 8)Cd2 Dc3 9)Cb3 d5 10)Ad3 dxe4 11)fxe4 Cf6 12)Df3 Cb7 13)0-0 Ce5 14)Axb5+ abbandona
Che dire, nonostante il mio avversario avesse 1754 punti elo, da come si è comportato nelle prime mosse (mi ha poi detto di giocare egli stesso la siciliana!?) ho ritenuto di potermela giocare. Non ho probabilmente confutato al meglio la sua apertura imprecisa, ma sta di fatto che ho cominciato a giocare con troppa sicurezza e ho perso dopo 13 mosse ignorando un tatticismo evidentissimo. Ecco, anche in questo caso la partita ha risentito della mia pessima condizione psicologica. Il giorno prima stavo per chiedere di essere sostituito quando un mio compagno di squadra mi ha anticipato dicendomi che avevamo dato fondo alle riserve in quanto anche altri erano venuti meno. Avrei voluto fare tutto meno giocare.
Comunque nel mio caso la pessima forma ha evidenziato dei problemi cronici: scarso senso del pericolo e cattiva visione tattica, cose alle quali sopperisco in qualche modocon la concentrazione e la voglia di giocare durante i tornei, ma che non sono ancora diventati così automatiche da lasciarmi scampo quando ho la testa altrove. Con questa partita un po' direttamente, un po' indirettamente, ho condannato il resto della squadra e abbiamo finito con il perdere. Amen
3:45
30 Novembre -0001
Ok, allora ora ti faccio ridere.
Appena ho finito la mia squallida "esibizione" (poco più di un'ora, in tutto), la seconda scacchiera della squadra avversaria (un Maestro) si alza e mi dice, ridacchiando:"Ma non hai giocato alla "Berliner"…ahahaah" ed io "ma Vaf***** tu e Berliner" ahahaha
Insomma, anche sbeffeggiato (GIUSTAMENTE)!!
Secondo aneddoto della giornata: il Maestro in questione stava giocando contro un mio vecchio amico, Candidato con norma Maestro, che ha però un grosso handicap: non conosce la teoria delle aperture! Apre 1.e3 col Bianco e col Nero cambia sempre (… d6 oppure e6 oppure 1…Cf6). Quindi, come al solito, dopo 10 mosse aveva posizione da sballo. Ma poi…RIMONTA (come dice lui: le mie partite sono tutte in salita) ed alla fine…ha vinto, perchè ha una grinta in mediogioco pazzesca. Nel primo turno pronosticai un matto rapido, dopo l'apertura ( a favore dell'avversario, ovviamente) e poi pattò, sempre perchè lotta fino all'ultimo.
Ecco: questa è una dote importante, difficile da "insegnare".
5:52
15 Luglio 2011
Io ho 35 anni (quasi 36 fra pochi mesi) ed ho iniziato a giocare da poco più di 1 anno.
Scherzando, alla mia compagna dico che il mio obiettivo è diventare GM a 90 anni .
A parte questo, credo che ognuno dentro di sé sappia a cosa ambire.
Personalmente ritengo che il metodo step by step possa applicarsi anche agli obiettivi e non solo all'insegnamento di qualcosa: per adesso il mio obiettivo è diventare 1N, quando e se ci riuscirò valuterò un altro obiettivo.
Per quanto concerne la questione "psicologia", ho notato che al circolo non riesco a giocare una partita "seriamente" invece la tensione agonistica in torneo mi aiuta durante la gara a rimanere concentrato sulla partita senza lasciarmi influenzare da altro… anche se poi faccio errori grossolani! Sicuramente gli errori in torneo sono dettati da scarse conoscenze tecniche e teoriche e non da mancanza di concentrazione. Invece ho notato che alcuni miei errori sono dovuti alla stanchezza mentale al passare del tempo.
5:04
18 Dicembre 2012
Giuseppe Tarascio ha scritto:
Ok, allora ora ti faccio ridere.
Appena ho finito la mia squallida "esibizione" (poco più di un'ora, in tutto), la seconda scacchiera della squadra avversaria (un Maestro) si alza e mi dice, ridacchiando:"Ma non hai giocato alla "Berliner"…ahahaah" ed io "ma Vaf***** tu e Berliner" ahahaha
Insomma, anche sbeffeggiato (GIUSTAMENTE)!!
Secondo aneddoto della giornata: il Maestro in questione stava giocando contro un mio vecchio amico, Candidato con norma Maestro, che ha però un grosso handicap: non conosce la teoria delle aperture! Apre 1.e3 col Bianco e col Nero cambia sempre (… d6 oppure e6 oppure 1…Cf6). Quindi, come al solito, dopo 10 mosse aveva posizione da sballo. Ma poi…RIMONTA (come dice lui: le mie partite sono tutte in salita) ed alla fine…ha vinto, perchè ha una grinta in mediogioco pazzesca. Nel primo turno pronosticai un matto rapido, dopo l'apertura ( a favore dell'avversario, ovviamente) e poi pattò, sempre perchè lotta fino all'ultimo.
Ecco: questa è una dote importante, difficile da "insegnare".
Il primo aneddoto è spassoso! L'altro è parecchio interessante, mi ricorda molto un mio amico che senza aver mai studiato aveva un'intuizione e una forza pazzesca con cui riusciva a mettere in difficoltà chiunque. Ha giocato pochissimi tornei ufficiali fermandosi alla 2N, ma sono certo che se avesse avuto una passione maggiore e avesse studiato un po' adesso sarebbe fortissimo. Ecco, lui secondo me era parecchio combattivo perché aveva poche certezze. Io ogni volta che vedevo una sua partita al circolo sentenziavo "va be' qui puoi abbandonare" e lui "perché? io gioco questa e questa" e dopo un paio di mosse comparivano complicazioni inaspettate, che nè io nè il suo avversario avevamo preso in considerazione.
Il fatto che io e molti altri giocatori non abbiamo questa dote penso sia dovuto alla pratica diffusa di gettarsi precocemente nella lettura di libri classici senza una guida. Un sacco di volte gli autori per esaltare un concetto strategico sorvolano completamente sulle risorse difensive dell'avversario trasmettendo l'idea che una semplice buona mossa sia invece una mossa immediatamente vincente! Senza parlare del fatto che prima del computer si ignoravano molte delle risorse difensive di chi è in svantaggio, e chi aveva una posizione inferiore di solito si lasciava distruggere giocando passivamente.
Quando giocavo al circolo con questo amico, poche mosse dopo le sue dubbie aperture, me ne uscivo con "qui hai perso un tempo, qui c'è cavallo bloccatore, qui l'avamposto! che continuiamo a fare?" lui, ignorando questi concetti, mi sorrideva sornione e… mi batteva! Con questo non voglio dire che lo studio sia inutile o dannoso, ma che è sbagliato leggere la trilogia di Kotov e sentirsi già grandi maestri (come ad esempio facevo io). L'approccio puramente pratico del mio amico e quello (all'epoca) puramente teorico mio sono entrambi sbagliati in quanto estremi, ma se proprio dovessi sceglierne uno oggi mi sbilancerei sicuramente a favore del primo.
11:26
10 Aprile 2013
Buonasera,ed un cordiale saluto a tutti;sono un neo membro e questo è il mio primo intervento;innanzitutto sinceri complimenti al Maestro Tarascio per l'ottimo sito gestito con competenza e passione;L'argomento ha subito richiamato la mia attenzione,e mi accingo a dare il mio modesto contributo.Ho fatto il mio primo torneo a cadenza lunga nel 2002 quando avevo già trentun'anni,dopo pochi mesi di"istruzione"al circolo della mia cittadina da parte di alcune generose categorie nazionali,ma per tutto il2002 rimasi nc;poi nel 2003 presi la 3N,e a distanza di un anno esatto,nello stesso torneo,la 2N.Nonostante acquistassi parecchi libri,rimasi un giocatore non solo autodidatta,ma anche intuitivo e praticone,per inclinazioni caratteriali e per un atavica pigrizia,iniziavo a leggere qualche libro,ma subito passavo a saltare di quà e di là nella lettura,per poi passare subito ad un altro libro nella compulsiva e chiaramente illusoria idea che presto avrei trovato la chiave per diventare bravissimo,ahahah...E naturalmente seguirono cinque anni di stasi,di alti e bassi,più bassi che alti,giocavo davvero tanto ma di progressi nemmeno l'ombra;Finchè nel 2009 successe qualcosa,ai campionati regionali di Puglia e poi del Lazio,ci fu un marcato miglioramento del mio gioco,feci le tranche fide e in un paio di occasioni battei decisamente anche CM con elo 2095 e 2135(vorrei fornire uno spunto a tal proposito,forse ero entrato nel"flusso,"concetto espresso da quello psicologo dal nome impronunciabile citato da Rowson in Scacchi per Zebre,non ho con me a Roma il libro,chi può mi aiuti...)In breve,entrai coll'elo fide a 1896,anche se per fare il signore,mi giocai 40 punti,ma magari ne parlerò un'altra volta,e divenni 1N.Ma i nodi vengono al pettine,subito dopo feci tre tornei,ma ormai,erano gli open A,dove mi aspettavano sempre più spesso candidati,maestri,e alcune volte,categorie internazionali.e la mia quasi inesistente preparazione e cultura scacchistica si palesò in tutta la sua drammaticità,ahahah,e persi rapidamente 60 punti.Poi,quando proprio allora dovevo pensare seriamente a mettermi nelle mani di un istruttore preparato,a Roma non è difficile,ho pensato di smettere di giocare per tre anni.....Ma gli scacchi sono una febbre,e all'inizio del 2013 l'ho risentita fortissimo!Quindi ho deciso di tornare a giocare!adesso ho 42 anni e beh,scusate l'immodestia,anche se mi mancano 155 punti,voglio il titolo di CM!Ma so benissimo,che adesso non si scherza più,dovrò acquisire una seria preparazione;scusate se mi sono dilungato,parlando della mia vicenda scacchistica,ma ritengo che con un'accurata organizzazione e pianificazione del lavoro si possano ottenere risultati soddisfacenti a tutte le età;e qui vorrei lanciare un altro spunto;io sono in musicista professionista ed un insegnante,certo ho iniziato a suonare a quindici anni,che è già un pò tardi,e non a trenta ma ho allievi cinquantenni che alcune volte sono più plastici e rapidi nell'apprendere rispetto ai ragazzini ,quindi con tutto il rispetto per l'affermazione di Jamie Murphy,bisognerebbe verificarla con molta profondità,in tutti i campi,anche nello sport,dove il fisico conta di più,ci sono esempi di gente arrivata ad eccellere da"vecchietto".Ma adesso basta,è troppo,smetto,grazie per l'attenzione
8:15
26 Novembre 2010
"...iniziavo a leggere qualche libro,ma subito passavo a saltare di quà e di là nella lettura,per poi passare subito ad un altro libro nella compulsiva e chiaramente illusoria idea che presto avrei trovato la chiave per diventare bravissimo .."
Anch’io sai..basti pensare ai tanti soldi che ho speso in libri dal
titolo accattivante del tipo :
Come vincere con l’inglese, Migliora subito il tuo livello di gioco,
Come scegliere la mossa migliore e persino
Come vincere a scacchi con la psicologia ah ah ah
"..ritengo che con un'accurata organizzazione e pianificazione del
lavoro si possano ottenere risultati soddisfacenti a tutte le età.."
Sono d’accordo e sono convinta che non potevi trovare un sito
migliore di questo per migliorare rapidamente.
Rispetto poi ad un NC parti avvantaggiato per poter seguire in modo proficuo ed ottimale le videolezioni del Maestro Tarascio
perché hai già le conoscenze di base per comprenderle meglio.
Ci sono poi altri ingredienti indispensabili che, da quello che hai scritto , non ti mancano certo:
grinta, determinazione, entusiasmo e la giusta motivazione..
Sono sicura che riuscirai a raggiungere presto i tuoi obbiettivi!
8:49
30 Novembre -0001
Il gioco degli Scacchi può essere considerato uno strumento privilegiato attraverso cui impadronirsi delle mosse chiave per il successo, sia nella vita privata che nel mondo del lavoro.
Gli Scacchi ci offrono due doni: ci rivelano chi siamo e ci offrono la possibilità di migliorarci. Questo attraverso il passaggio dalla visione newtoniana a quella einsteniana (come direbbe un fisico): gli Scacchi, infatti, cambiano a seconda di come li osservi.
Molti giocatori giocano servendosi di una mentalità newtoniana. Newton vedeva un universo ordinato che funziona in base a regole fisse ed in cui ad ogni azione (mossa) corrisponde una reazione uguale e contraria (la risposta prevedibile). Secondo questo approccio, la mossa migliore sarebbe quella che ottiene un vantaggio immediato (come se un calciatore segnasse un goal ad ogni tiro). Il problema dell'ottica newtoniana è che il più delle volte non arriviamo nemmeno lontanamente a realizzare la "mossa perfetta", a vivere una vita perfetta od a svolgere il lavoro perfetto. Finire nella trappola newtoniana significa cadere nel conflitto tra ideale e reale, condannandoci all'insuccesso ed all'infelicità perenne. Non c'è niente di male a desiderare il meglio per sè e per gli altri, ma c'è una grande differenza tra standard elevati ed aspettative rigide. Ogni partita racchiude in sè una ricca potenzialità di apprendimento, solo se ci si libera da aspettative fisse.
L'approccio einsteniano, invece, parte dal presupposto che il modo in cui siamo influisce sul modo con cui percepiamo la realtà. Questa visione è molto più responsabilizzante. Lo scacchista einsteniano è consapevole che come si è dentro (l'allenamento specifico pregresso) svolge un ruolo determinante. Il giocatore einsteniano studia in modo intelligente, non faticoso, ed usa esattamente il tempo che ci vuole per raggiungere i suoi obiettivi.
Esiste anche una terza via che passa gradualmente dall'approccio newtoniano a quello einsteniano: riguarda la nostra relazione con la mossa. Non esiste una mossa sbagliata. Ogni pezzo che muoviamo va esattamente dove deve andare, dato il modo con cui l'avevamo concepita. Che le nostre mosse siano buone o cattive, è soltanto un concetto che abbiamo costruito noi per impedirci di divertirci continuamente.
6:08
10 Aprile 2013
Ti ringrazio madame x,ma tu sottovaluti le paurose carenze in alcuni aspetti della mia preparazione scacchistica,ahahah....ad ogni modo,per quest'anno,soprattutto per motivi lavorativi,avrò pochissimo tempo,e quindi oltre che riassaporare l'atmosfera dei tornei,cercherò di fare principalmente un lavoro per così dire di concetto,magari quando ho un pò di tempo,posterò un intervento a tal proposito,e so già che mi attirerò i fulmini del Maestro Tarascio....,poi nel 2014 cercherò l'assalto al titolo di CM,non ho fretta,sono un vecchietto,omaggio a Milan Kundera e al suo "Elogio della lentezza"!Visto che sono in tema di omaggi,ne faccio uno scacchistico,il mio nick vuole essere un tributo ad un giocatore,lo dico soprattutto a beneficio dei più giovani,che mi manda in estasi,sto parlando di Rashid Nezhmetdinov,probabilmente il giocatore più combinativo della storia degli scacchi,forse anche più dello stesso Tal,che dopo essere stato battuto più volte da questi,pensò bene di assumerlo come suo secondo nel futuro vittorioso match col patriarca Botvinnik!Dava le Donne come fossero caramelle e fra le sue numerose perle,a mio parere le più belle sono quelle con Chernikov,in cui da la donna per due pezzi,ma soprattutto quella con Lev Polugaevsky,in cui un sacrificio silenzioso di Donna culmina in una deliziosa caccia al Re,mattato in mezzo alla scacchiera!
Gens Una Sumus
Most Users Ever Online: 124
Currently Online:
43 Guest(s)
Currently Browsing this Page:
1 Guest(s)
Top Posters:
madame x: 501
Masterblaster: 235
Stefano Gemma: 202
pinkmoon: 146
DNApisano: 139
Luciano: 111
Member Stats:
Guest Posters: 3
Members: 7566
Moderators: 0
Admins: 1
Forum Stats:
Groups: 1
Forums: 1
Topics: 317
Posts: 4072
Newest Members: Lorenz
Administrators: Giuseppe Tarascio: 1932