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MOTORI vs MENTE UMANA
28 Gennaio 2012
8:55
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Giuseppe Tarascio
Amministratore
Forum Posts: 1932
Member Since:
30 Novembre -0001
sp_UserOfflineSmall Offline

Luciano ha scritto:

3. Quando lessi Scuola di Scacchi,  per la prima volta capii un libro di scacchi e mi si aprí un mondo. Perció appena usciava una libro di Ponzetto lo compravo subito. Quando inizió la serie sulle aperture ebbi la conferma: finalmente monografie in cui non si parlava di varianti ma di strategia, piani di mediogioco, tatticismi tipici, e persino probabili finali piú o meno favorevoli ai due colori.

Eppure quacosina mancava: un APPARATO APPLICATIVO (per intenderci ESERCIZI) che mi permettessero di fissare le idee, memorizzare i setup e –  perché no – imparare qualche variante.

Questi esercizi, come tutti i buoni esercizi, dovrebbero esser finalizzati all´acquisizione di abilitá minime che siano i prerequisiti per le competenze complesse della gestione dell´apertura in partita viva.

Per capirci meglio sto parlando di esercizi che mi permettano di risponde a domande tipo: conosco la logica su cui é costrutat l´apertura?  ho in mente un preciso setup di riferimento che voglio raggiungere? lo saprei ricostruire sulla scacchiera? se vedo il setup del N in una certa linea di apertura, so quale sarebbe il miglior setup per il B? Se vedo una posizione di una variante, so quali sono i punti di forza dei due colori, i piani che possono intraprendere, ecc.? se mi viene proposta una posizione dopo una mossa dubbia dell´avversario, so trovare la continuazione vincente? ecc. 

Purtroppo io questo genere di esercizio non l´ho trovato da nessuna parte…


voglio ritornare su questo punto, perchè recentemente ho letto una richiesta simile su un altro Forum (utente Harmon: un tuo parente? ehehe). Altro spunto mi è stato fornito dalle partite blitz analizzate sopra.
Ora, se c'è una cosa che ho capito leggendo i libri di Scacchi, è che il processo di auto-miglioramento è senza fine, ma il doloroso lavoro analitico non è meno complesso od affascinante dello scoprire nuovi concetti o nuovi "metodi".
Se, durante una partita, cerchi di recuperare dalla tua "libreria di conoscenze" (li possiamo chiamare chunks o Schede Posizionali o come diavolo vuoi) dei frammenti mal-digeriti, sicuramente userai troppo tempo per trovare il "libro" di cui avevi bisogno. Immagina di aver studiato migliaia di Schede Posizionali o libri. Ma credi veramente di poter, in partita reale a tavolino, usare tale libreria?
Se sto assemblando un chess engine, allora tale libreria mi sarà molto utile, anzi, indispensabile!
Ma, in realtà, la vera chiave sta in questo: bisogna imparare a calcolare nelle posizioni concrete. Una buona scaletta mentale, insieme all'acquisizione di temi strategici standard (migliora i tuoi pezzi, cambi, profilassi, strutture pedonali)
rappresentano le basi per uno studio analitico delle proprie partite, che è il metodo migliore (ed anche il più economico, in termini di soldi!) per auto-allenarsi.
ATTENZIONE: Non sto affermando che lo studio dei libri è inutile. Non voglio essere frainteso, su questo.
So bene che i forti giocatori sono quelli che hanno la migliore intuizione, percependo l'essenza di una posizione in un attimo. Ovviamente, questa intuizione è il frutto della loro conoscenza, depositata nella loro mente, e questa conoscenza è basata sullo studio precedente e sull'esperienza. E' ovvio che la nostra
comprensione di una posizione, e di conseguenza la selezione della mossa migliore, sarà maggiore se l'abbiamo vista prima, se abbiamo con essa una certa familiarità. Ma il modo con cui maneggiamo, trattiamo, interpretiamo le posizioni non può diventare qualcosa di automatico o di meccanico, come in un motore scacchistico. La nostra mente ha sempre una interpretazione originale, oserei dire innovativa. Le posizioni che incontriamo sono, è vero, SIMILI alle posizioni che abbiamo studiato con gli esercizi o con le Schede Posizionali, ma non saranno mai IDENTICHE, e questo ci porterà sempre a soluzioni insospettate e creative. In questo risiede la superiorità della mente umana rispetto al motore.

Playchess: Tarascio_Giusepp
28 Gennaio 2012
4:18
Luciano
Member
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Forum Posts: 111
Member Since:
23 Febbraio 2010
sp_UserOfflineSmall Offline

Non ben capito il senso del post…

Credo che nessuno metta in dubbio l´infiinita potenzialitá creativa della mente umana rispetto alla predefinita serialitá esecutoria dei motori.

Per come la vedo io, i motori scacchistici superano gli uomini solo in virtú del ´moltiplicatore quantitativo´ tipico di ogni macchina: non mi scandalizzo se un bulldozer solleva pesi maggiori di un culturista e nemmeno se un computer esegue calcoli piú velocemente di un matematico.

Ma dubito che un bulldozer capisca perché sta sollevando pesi e il computer sappia a cosa serve il calcolo che esegue…

Questo mi suggerisce un´altra ovvietá: il motore é semplicemente uno strumento, utile per definizione ma NON SOSTITUTIVO della mente umana.

Se invece il post se la prende con un ´esclusivo´studio libresco degli scacchi, anche qui é difficile non essere d´accordo: come non si impara sui libri a suonare uno strumento o a parlare una lingua straniera, cosí posso immaginare che non bastino le conoscenze teoriche per giocare bene a scacchi.

Tuttavia, se davvero gli scacchi sono come uno strumento o una lingua straniera, non é neppure sufficiente giocare e basta: che io sappia nessun virtuoso ha imparato ´suonando´ a orecchio e nessuno parla perfettamente una lingua straniera semplicemente peché si é trasferito all´estero e si é sforzato di comunicare con i parlanti locali.

Insomma, altra ovvietá: per acquisire abilitá complesse occorre un PERCORSO STRUTTURATO, che bilanci al meglio teoria, esercizi, applicazione.

Ma forse il post voleva dire: non possiamo immaginare di imparare come se fossimo un motore (ovvero per implementazione quantitativa di una massa enorme di dati), ma dobbiamo sfruttare anche in fase di apprendimento le meravigliiose caratteristiche creative della mente umana.

DACCORDISSIMO!

Rimane una domandina banale banale: COME?

28 Gennaio 2012
4:39
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Giuseppe Tarascio
Amministratore
Forum Posts: 1932
Member Since:
30 Novembre -0001
sp_UserOfflineSmall Offline

Sì, il mio post era oscuro. Lo chiarisco, in parte (spero!).
La speranza di tutti noi è sempre una sola: illudersi che gli Scacchi siano facili! Un repertorio di aperture, un po' di partite commentate, qualche schema tipico di mediogioco e poi via! Il sogno sarebbe avere una marea di esercizi specifici per ogni apertura, in modo tale da sapere sempre cosa fare in ogni momento della partita, in quanto tutto è già noto (familiare). E credo fosse questo il senso di alcuni tuoi post precedenti.
Ma, purtroppo, la dura realtà è che c'è sempre il momento (anche per un GM) in cui siamo soli con noi stessi. E quindi, se non abbiamo un modo di pensare corretto entriamo in crisi.
Stamattina ho letto il capitolo 15 di un vecchio libro di Petrosian ("Ajedrez en la cumbra" 1983), dal semplice titolo:"Tecnica". Lui diceva, più o meno così:"Cos'è la tecnica? E' quando arrivi in una posizione semplice, facile da vincere. Ma è proprio lì che iniziano i problemi, in quanto devi essere molto creativo, per trasformare il vantaggio in vittoria".
Farò una videolezione su questo, perchè mi ha molto colpito. (La prossima sarà "Il Blocco", dedicata a Nimzowitsch eheheh)
Risposta al tuo COME? finale: esercizi. Con soluzione che mostri una scaletta mentale corretta.

Playchess: Tarascio_Giusepp
28 Gennaio 2012
7:02
Luciano
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Forum Posts: 111
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23 Febbraio 2010
sp_UserOfflineSmall Offline

Nessuno immagina che gli scacchi siano facili e credo anzi che il loro fascino stia proprio nella loro complessitá. D´altra parte é noto che la via maestra per risolvere problemi complessi é scomporli in problemi piú semplici e facili da risolvere.

A questo proposito ammetto di essere molto critico sulla ´didattica´ degli scacchi, soprattutto per quanto riguarda quelli che mi ostino a considerare gli strumenti fondamentali di qualsiasi didattica: i libri.

Perché i libri di scacchi non sono strutturati come manuali di apprendimento? Perché oltre alla parte teorica non esiste anche una parte di esercizi strettamente correlati alla teoria e finalizzati alla sua concreta applicazione? 

I libri di scacchi che da sempre sono concepiti cosí sono quelli relativi alla tattica: sará un caso che siano gli unici a permettere dei sensibili miglioramenti... Con tanti libri che si pubblicano sulle aperture, sarebbe cosí difficile farne uscire di buoni e utili all´apprendimento?

Certo la situazione mi sembra molto migliorata negli ultimi decenni, ma gli esercizi rimangono spesso il punto debole dei libri di scacchi: pochi, poco graduati, poco strutturati, poco differenziati, insomma il trionfo del POCO, quasi che si trattasse di un obbligo un po´noioso per vender qualche copia in piú, ma difficilmente sentiti come PARTE INTEGRANTE del libro.

Non a caso mi sono rivolto al GT-Method. Ma continuo a sostenere, scusate il passatismo, che sarebbe piú bello studiare scacchi in un parco con una scacchiera reale e un libro in mano piuttosto che al chiuso davanti a un computer...

28 Gennaio 2012
7:33
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Giuseppe Tarascio
Amministratore
Forum Posts: 1932
Member Since:
30 Novembre -0001
sp_UserOfflineSmall Offline

Sui libri senza esercizi non sono d'accordo. Tra i tanti, ti segnalo Mastering Chess Strategy - Hellsten, J - 2010 (lo metto in serata nella pagina "Libri" così puoi....consultarlo).
Sul fatto della gradualità vi sono difficoltà. Ti cito 2 esempi, recentissimi.
1) Mail di aspirante mio studente, di pochi giorni fa:"Sono NC, mai fatto un torneo, mai iscritto ad un circolo. però gioco da un anno online a 3 ed a 1 minuto, con ELO (nel sito XYZ) pari a 1800--1900. Pertanto, volevo iniziare il Videocorso almeno dal Grado 6". Cosa rispondere? "calma, partiamo con calma..."
2) utente di un Forum:"voglio fare gruppi di studio, suddivisi secondo le categorie (NC, 3^Naz, 2ìNaz, 1^Naz). Risposta di altro utente, Non Classificato, "Cretino" (lo definisco così, in quanto lo conosco, anche se solo virtualmente):"Ehm, va bene, poi ci pensiamo" Offeso, in quanto lui si ritiene Grande Maestro in pectore!
Ecco il problema: se dai esercizi facili, lo studente si offende ("ma io sono bravissimo! Come si permette, questo?". Se li dai troppo difficili, poi mi arrivano le mail di protesta (giusto, Luciano? eheheheh)

Playchess: Tarascio_Giusepp
29 Gennaio 2012
9:36
Luciano
Member
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Forum Posts: 111
Member Since:
23 Febbraio 2010
sp_UserOfflineSmall Offline

Grazie per il suggerimento bibliografico: avendo dietro casa uno dei parchi piú belli d´Europa, il cartaceo é giá in ordine dalle Due Torri (ops, pubblicitá diretta, magari adesso mi cacciano dal forum).

1. Gradualitá

Credo sia il problema dei problemi, almeno dal punto di vista didattico, perché risponde a un´esigenza molto sentita dallo studente (risparmiare tempo e fatica) che tutto sommato non é cosí assurda in presenza di percorsi di apprendimento giá avviati.

La cosa é complicata dal fatto che il Sig. X con elo Y, ammesso che sia un punteggio ufficiale e attivo (insomma rappresenti qualcosa di ´concreto´), magari gestisce bene le aperture ma é un disastro nei finali o viceversa. La mia ricetta glottodidattica: test di ingresso molto differenziato e graduato in modo da poter giudicare IO dove collocare il Sig. X e magari chiarirne il livello anche per competenze diversificate (comprensione, parlato, scritto… apertura, mediogioco, finale…)

 

2. Difficoltá esercizi

Se si ha un quadro preciso del livello dello studente, dopo non dovrebbe essere difficile trovare gli esercizi adatti, né troppo facili né troppo difficili.

Tuttavia mi ha molto colpito il metodo descritto da Tisdall (pp. 123 sg. dell´edizione italiana Migliora subito il tuo livello di gioco): nei suoi corsi propone 3 posizioni, la prima difficile, la seconda meno, la terza meno ancora; il testo non é chiarissimo (poveri libri di scacchi!…) ma l´idea sembra essere quella di mettere lo studente di fronte a una posizione che difficilmente riuscirá a risolvere nel tempo assegnato, ma che lo costringerá a RIFLETTERE molto; la seconda posizione, che ripropone pur semplificati gli stessi motiivi tattico-strategici della prima, si puó RISOLVERE senza troppe difficoltá; la terza posizione é molto facile e serve soprattutto a CHIARIRE e FISSARE le caratteristiche tipiche del motivo tattico-strategico preso in esame. Cosí si puó tornare a lavorare sulla prima, con tutti i prerequisiti indispensabili per risolverla: a quel punto lo studente lavora solo sul CORRETTO MODO DI PENSARE, visto che dovrebbe aver chiarito bene i ´contenuti´ tematici delle posizioni.

Questo tipo di impostazione degli esercizi, potrebbe aiutare molto gli studenti a ´navigare´ fra le difficoltá.

Non é un caso che sia nei tuoi materiali che sui libri migliori tra gli esercizi da risolvere e le soluzioni é prevista anche una sezione intermedia di AIUTO, in cui non si dá la soluzione completa ma dei suggerimenti per raggiungerla. Questa formula mi piace meno, peró, in quanto piú passiva per lo studente.

Un ultimo chiarimento: gli esercizi difficili non mi piacciono perché didatticamente possono essere molto frustranti. Un´asticella troppo alta, non allena a saltare meglio, ma costringe solo a subire inevitabili delusioni: si parte dal basso (molto basso) e poi si alza gradatamente l´asticella DI POCO.

Ma il problema che io ho incontrato é stato piuttosto nella distribuzione del materiale (troppa teoria concentrata, troppi esercizi concentrati): per intenderci, visto che é presente fra i tuoi materiali, il vecchio corso De Agostini (gulp, seconda pubblicitá diretta!?) che non conoscevo affatto, mi sembra didatticamente equilibratissimo.

PS. Ero molto curioso di vedere come il corso gestiva gli esercizi nella parte dedicata alle aperture, ma naturalmente il mio computer mi legge tutti i fascicoli tranne gli ultimi due: che meraviglia il parco, in questo periodo é anche pieno di picchi!

 

 

3 Aprile 2012
5:04
sisio1
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2 Febbraio 2012
sp_UserOfflineSmall Offline

 

Mi auguro di non sbagliare nuovamente.
Aspetto con trepidazione un Suo commento!
franco

3 Aprile 2012
6:10
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Giuseppe Tarascio
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30 Novembre -0001
sp_UserOfflineSmall Offline

Vi era un ulteriore commento, del Bianco:

Avevo il bianco e giocavo col più forte del torneo (partite di 2 h riflessione ciascuno): alla 20^ avevo sprecato 34 ' e l'avversario solo 18'. Pensavo d'avere in pugno la partita ma poi: 34^ g4? Perchè? Abbiamno deciso la patta alla 38^ (avevo l'orologio a 1:28 contro i 40' di roberto!

Da parte mia, aggiungo: partita molto carina, divertente, con errori grossolani (mossa 22 DOPPIO ATTACCO DI DONNA: è la prima videolezione del Grado 2 del mio Videocorso!!!).
Interessante anche l'alzata di torre sulla terza traversa. Infine, l'incapacità di creare la "combinazione" finale, col colpo da KO. La patta è giusta.

Playchess: Tarascio_Giusepp
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