2:49
25 Febbraio 2010
Fino a qualche anno fa la domanda che ci si doveva porre era: "Devo affidarmi ad un allenatore- istruttore oppure posso fare tutto da solo?
A favore della seconda ipotesi vebiva spesso portato l'esempio di Bobby Fischer che aveva affermato "Io ho fatto tutto da solo" in contrapposzizione ai russi che avevano team di allenatori. In realltà Fischer, che avav già di suo un innato talento, dopo la scuola passava interi pomeriggi al Hawtorne Chess Club dove incontarva giocatori del calibro dei fratelli Byrne, di William Lombardy e di altri forti giocatori statunitensi. Sicuramente crescere in un ambiente del genere ed analizzare con gente di quel calibro sicuramente era una buona scuola. E del resto Fischer era unico per talento e determinazione.
Ma tutto questo può ormai essere considerato storia in quanto da qualche anno a questa parte l'invazionde dei software che giocano a scacchi sta cambiando la mentalità tanto che la domanda da porsi adesso è: "Cosa può fare per un un allenatore a base carbonio ( un essere umano) che non possa essera fatto anche da un cjìhess engine (a base silicio)?"
Per dare una risposta obbiettiva a questa domanda bisogna innanzitutto chedersi cosa può fare un programma scacchistico che un essere umano non può fare. Credo che ci siano almeno quattro elementi a favore dei programmi:
1) Lavora gratis (escludendo ovviamente il costo d'acquisto) e lavora sempre perfino quando dormi
2) Se guidato come si deve può rilevare perfettamente i tuoi errori tattici.
3) Ti può fare instantaneamente una lista di possibili mosse in ordine di preferenza dalla migliore alla meno efficace
4) Può essere unito ad un database di aperture
Ovviamente non pretendo che questo elenco sia esaustivo e ,se ci sono altri elementi, segnalateli.
Vediamo invece cosa può fare un allenatore umano:
1) Analizza le tue partite e vede quali sono i tuoi errori. Non solo rileva i tatticismi che ti sono sfuggiti ( questo lo fa anche il programma) ma scopre anche ogni tua possibile debolezza come, ad esempio, difficoltà a trovare un piano di gioco oppure a giocare determinate posizioni.
2) Parla con te e scopre cosa sai e cosa non sai. Di conseguenza programma un allenamento specifico per colmare le lacune
3) Risponde alle tue domande e ti spiega le cose che non capisci. Un esempio tipico è quello del libro nel quale leggi "I pedoni passati devono essere spinti". Molto bello ma quando e come? Un buon istruttore può spiegartelo finchè non hai capito.
4) Lavora sui tuoi processi di pensiero. Può spiefarti come migliorare le tua anili inb partita lavorando sulla tecnica, sulle priorità ecc. ecc.
5) Ti può suggerire un programma di allenamneto periodico suggerendoti quali libri o quali programmi ti possono aiutare, al limite anche quali tornei fare e a che cadenza.
6) Ti può suggerire un metodo per apprendere nuove informazioni, ad esempio leggendo certi libri o guardando determinati video
7) lavora sulla tua gestione del tempo mostrandoti in quali situazioni è importante fermarsi ed analizzare a lungo e quelle nelle quali pensare a lungo è uno spreco di tempo.
8) Ti dà un supporto psicologico e può incoraggiarti quando ti senti depresso o calmarti quando ti senti un novello Anand
9) Ti aiuta a costruirti un reertorio adatto a te. Se è abbastanza esperto ti può mostrare quali sono le
mosse che incontri più spesso e la via più adatta per espandere le tue conoscenze.
10) Ti dà un giudizio obbiettivo sui tuoi progressi
11) Ti mostra i temi e gli schemi che capitano più di frequente e ti mostra come giocarli
12) Ascolta i tuoi problemi ed è onesto nel dirti fin dove puoi arrivare inserendo nella valutazione diversi fattori come l'età, il tempo a tua disposizione per studiare, le tue inclinazioni, la tua possibilità di giocare tornei ecc. ecc.-
13) Ti fornisce programmi di allenamento graduati nel tempo e a difficltà progressiva a seconda dei tuoi progressi
Mi fermo qui e lascio ad altri la parola. Voglio solo far notare, per inciso, quanto sia bello il mio avatar in confronto a quello scelto da Tarascio che mostra un faccione sorridente sul genere di Topo Gigio.
4:16
23 Febbraio 2010
Io sono (purtroppo...) un insegnante e dunque non ho dubbi su quale dei due istruttori sia piú efficace.
Semmai vorrei sottolineare che fra tutte le qualitá che attribuisci all´istruttore umano la migliore - a mio giudizio - rimane la corretta organizzazione del percorso didattico in funzione dell´allievo che ha di fronte.
Ogni allievo é diverso e ogni standardizzazione rischia di essere inefficace. Questo, d´altra parte, mi sembra anche una di quelle qualitá che un istruttore a base silicio non potrá mai avere... (anche se ad essere sinceri manca spesso anche agli istruttori a base carbonio...)
4:39
22 Novembre 2010
Ma che scherziamo, non c'è paragone.
Studiare con il PC è alienante, a parte che per imparare ad usare i sw scacchistici ci vuole una vita (io ancora fritz non l'ho capito tutto) e poi è come studiare quei libri monografici pieni di varianti.
Un PC mica capisce chi ha davanti, no no proprio non c'è paragone: condivido i 13 punti
Il massimo sarebbe vivere a Corato ma in questo caso il PC aiuta ad avere il maestro in carne e ossa almeno più vicino.
p.s. sempre per rimanere in argomento meglio l'avatar con la faccia del maestro che goldrake 🙂
12:03
25 Febbraio 2010
A questo punto bisogna farsi un'altra domanda: ammesso che io voglia scegliere un allenatore/istruttore, cone faccio? Mi spiego meglio: un conto è essere un buon giocatore, un altro è essere un buon allenatore. Nel primo caso bisogna saper giocare bene ma non è necessaria nessuna capacità di relazionarsi all'altro, nel secondo l'abilità di saper insegnare è fondamentale. Michael Jordan è considerato il miglior giocatore della NBA di tutti i tempi ma questo non fa di lui un buon coach. Luigi Auriemma probabilmente è un giocatore mediocre ma è il coach più vincente del basket universitario.
Quindi la domanda è: secondo voi come si deve scegliere un allenatore?
PS. Decisamente il mia avatar è molto più bello di quello di Tarascio ( del resto anche io sono più bello di Tarascio) e chi dice il contrario non capisce nulla di avatar. Tra l'altro non è Goldrake.
8:40
30 Novembre -0001
Non volevo intervenire, per un evidente conflitto di interessi.
Però, obtorto collo, due brevi considerazioni:
1) L'allenatore di Bolt corre più veloce di Bolt? (che corrisponde a dire:"Mark Dvoretsky, trainer n.1 al mondo, è un M.I. Come mai allena GM come Dolmatov o Dreev?)
2) Il mio avatar risponde ad una precisa questione di marketing: ad esempio, quando vedo i DVD di Daniel King, li seguo più volentier, perchè gesticola e parla coi pezzi! Invece, quando guardo Dzindzichashvili, penso alla disperazione del suo barbiere....
9:23
23 Febbraio 2010
Io ho giá scelto...
E devo dire che la decisione non é stata difficile. Per motivi di residenza avevo bisogno di farmi seguire online e dunque ho cominciato a cercare su internet.
Ho trovato siti di tutti i tipi, con miriadi di proposte piú o meno interessanti.
Ma quando mi sono imbattuto nel sito di un circolo che proponeva materiali di Tarascio (questo sito ancora non esisteva) mi sono subito sorpreso per l´evidente superioritá didattica di quei materiali rispetto a quelli che avevo visto altrove:
- chiarezza di contenuti e di esposizione
- perfetta capacitá di sintesi di materie complesse in elementi costitutivi semplici e ben definiti
- organizzazione di un percorso coerente e complessivo
Quando ho contattato Tarascio ho anche scoperto:
- una grande disponibilitá personale (ogni mail che ho mandato in privato a Tarascio ha sempre ricevuto una risposta in giornata!...)
- dei prezzi (bisognerá pur parlare anche di questo...) abbordabili e decisamente ottimi per rapporto qualitá/spesa
Serviva altro per decidersi?
10:27
22 Novembre 2010
Diversi anni fa, desideroso di dare finalmente sfogo alla mia passione scacchistica, mi sono iscritto ad un corso tenuto da uno dei più forti giocatori sicialini (non faccio il nome, ovviamente) chiedendogli di accompagnarmi in una crescita scacchistica.
Ho pagato il mio contributo ma dopo un paio di lezioni ho lasciato perdere sia le lezioni che gli scacchi, ho poi ricominciato da solo con il libro di Zichichi.
In questo caso l'istruttore al carbonio si è compotato come un istruttore al silicio, mi ha messo in una classe (io principiante) con cat anche molto alte, ha iniziato la francese e io non potevo capire niente.
Ora, a parte le sue necessità economiche (credo), non si è curato si vedre il mio livello, di "personalizare" il corso, consigli, ecc.
Poi ho capito che il tizio è caratterialmente incompatibile con le relazioni umane.
Credo che un buon istruttore debba capire le esigenze dell'allievo e debba calibrare la profondità e la chiarezza del training.
Certo poi c'è anche la "durezza" della testa dell'allievo, i casi disperati anche per Dvoretsky.
ps. ma chi è megalomen? cmq avendo una figlia piccola ho più familiarità con altri soggetti
5:06
25 Febbraio 2010
Nello scegliere un istruttore credo che si debbano seguire alcuni passaggi:
1) Essere onesti nel dire quali sono gli obiettivi. Dire "parto da un elo di 1400 punti e voglio raggiungere i 2700 punti entro due anni" è un assurdo
2) Valutare le risposte di questo possibile istruttore. Se uno ti dice "OK, non c'è problema" come risposta all'obbiettivo esposto alla domanda 1... scappate lontano
3) Chiedete chi sono stati i suoi allievi e chiedetegli l'autorizazzione a contattarli per sapere quali sono stati i benefici. A volte gli stessi istruttori mettono in rete i commenti dei loro allievi. Vedi ad esempio Valeri Lilov: http://www.chess.com/coach/valeri-lilov Tuttavia è bene non fidarsi SOLO di queste testimonianze perchè è possibile che non vengano inseriti quelli negativi. Prtanto è opportuno chiedere nei vari siti scacchistici, ad esempio su Chess Publishing per gli istruttori stranieri o su Scacchierando ( ne cito solo uno) per quelli italiani.
4) Sappiate in anticipo che un istruttore deve essere pagato. Chiedete sempre quale è il suo compenso per una lezione o per una serie di lezioni ( ad esempio 10) ma, almeno all'inizio, fatene solo un paio per capire chi avete di fronte. Dico un paio perchè una lezione è troppo poco per farsi un'idea precisa.
5) Se siete di categoria nazionale è inutile che vi rivolgiate a GM da 2700 punti Elo. A parte il costo elevato, loro sono abituati a giocatori che padroneggiano abbastanza bene la tattica e la strategia.
6) Non sperate di avere dei sensibili miglioramenti dopo una lezione o due. Non sperate di potervi svegliare un mattino e dire "Ora so tutto!" Sappiate anche che la Fatina dei Dentini non esiste.
7) Abitualmente i migliori sitruttori non hanno problemi a mettere on line i loro compensi. Così veniamo a sapere che il GM Nick de Firmian prende circa 50 $ all'ora come del resto anche Psakis, mentre John Watson ( l'autore di Play The French e altri famosi libri) si accontenta di 40$ così come Martha Fierro la giocatrice Italo-equadoregna che vive in Italia da alcuni anni. Ma per fortuna voi non avete bisogno di nessuno di loro. Altri non mettono i loro compensi on line ma basta spedir loro un'email e le risposte arrivano velocemente.
7:27
25 Febbraio 2010
Adesso passiamo da un altro argomento partebdo dal concetto di "allenamento". Secondo il M.I. De Dovitiis allenare significa studiare in maniera sistematica i diversi aspetti del gioco. L'allenamento deve essere metodico, regolare, intensivo e progressivo.
Se siamo d'accordo su questi punti, dobbiamo chiedrci: siamo in grado di soddisfare tutti e quattro questi punti lavorando solo con programmi e database? Per dare una risposta vediamo l'allenamneto in apertura che è il più semplice da trattare.
La domanda classica è: "Qual è il mio stile di gioco?" Spostiamoci dal campo degli scacchi a quello della psicologia. Se chiedete a una persona di descrivere se stessa forse non dirà di sè che è bello o elegante ma quasi sempre fra le sue doti dirà "Sono simpatico". Tutti siamo comvinti di essere simpatici! Sembra strano ma è così e ci sono interi trattati che lo dimostrano.
Negli scacchi siamo quasi tutti giocatori aggressivi. Poi, messi di fronte alla vera prova del fuoco che è la partita a tavolino, scopriamo che forse questo non è vero. OK, allora qual è il nostro stile? Non è un problema da poco perchè se siamo giocatori posizionali, optare per gambetti o linee di gioco rischiose ci porterebbe a tracolli epici. Lo stesso può sucedere se siamo giocatori aggressivi e optiamo per varianti solide.
Da soli è veramente difficile saper riconoscere il proprio stile. Mi ricordo l'esempio di un maestro, oggi purtroppo scomparso, che aveva come sua pertura principale l' Inglese. Un giorno gli capitò di vincere una bella partita combinativa e tornando a casa si ripeteva "Io ho sbagliato tutto. Io gioco come Tal!" e di colpo passò dall' Inglese a 1. e4 inserendo nel suo repertorio le varianti più aggressive e rischiose. Risultato? Cominciò a perdere più partite dell' usuale e si dovette convincere che una partita d'attacco non ti fa diventare come Tal!
Se esiste un programma che è in grado di dirti qual è il tuo stile e quali sono le linne più adatte te fatemelo sapere che lo acquisto subito. Altrimenti è opportuno rivolgersi ad un essere umano stando attenti però ad un altro fattore: c'è il rischio che se questo istruttore conosce bene la Difesa Francese, ti suggerisca di giocare la Francese anche se non ti si adatta perfettamente. Ecco perchè è opportuna una scelta oculata anche di un istruttore umano. Esiste un'altra possibilità: qesto istruttore capisce che tu non hai un repertorio personalizzato e allora ti insegna la Francese ( magari la var. di Fort Knox) o il Colle che tu puoi utilizzare come tappabuchi e solo momentaneamente mentre lui studia qualcosa di più consono per te.
Ci ritorneremo su.
7:46
30 Novembre -0001
Masterblaster ha scritto:
La domanda classica è: "Qual è il mio stile di gioco?"
Se esiste un programma che è in grado di dirti qual è il tuo stile e quali sono le linne più adatte te fatemelo sapere che lo acquisto subito. Altrimenti è opportuno rivolgersi ad un essere umano stando attenti però ad un altro fattore: c'è il rischio che se questo istruttore conosce bene la Difesa Francese, ti suggerisca di giocare la Francese anche se non ti si adatta perfettamente. Ecco perchè è opportuna una scelta oculata anche di un istruttore umano. Esiste un'altra possibilità: qesto istruttore capisce che tu non hai un repertorio personalizzato e allora ti insegna la Francese ( magari la var. di Fort Knox) o il Colle che tu puoi utilizzare come tappabuchi e solo momentaneamente mentre lui studia qualcosa di più consono per te.
Ci ritorneremo su.
1) Stile di gioco.
Le tue precedenti esperienze con
certe aperture possono essere un utile indicatore.
Se hai preso nota delle tue partite e creato una loro storia in un database, puoi analizzare i tuoi risultati con le varie
aperture. Questo esercizio ti
fornirà alcune statistiche, tipo quali aperture hai giocato di più e con quali
aperture hai vinto o perso. Puoi valutare se ti è piaciuto giocare certe
aperture o no e perchè. Questo è un grosso indicatore per valutare il
tuo stile di gioco! Puoi cercare anche di valutare in quale misura l’apertura
giocata ha avuto un ruolo importante nel risultato della partita.
2) Repertorio personalizzato.
Io gioco il Dragone Accelerato ma...non lo consiglio a nessuno, e non ho mai dato il mio repertorio (scritto in Chessbase) a nessuno! Secondo me, un bravo istruttore dovrebbe fornirti una rosa di repertori (1.e4; 1.d4 2.c4 per il Bianco; mentre per il Nero almeno 3-4 sistemi diversi contro 1.e4 ed altrettanti contro 1.d4). Poi, lo studente avrà ampia facoltà di scelta, in base al proprio stile di gioco (vedi punto 1).
Ovviamente, però, abbiamo delle problematiche connesse, che qui riassumo:
- Quanto tempo ho disponibile per studiare?
- Devo giocare le linee principali della teoria o no?
- Devo giocare per sorprendere o no?
- Gioco per uno specifico risultato o no (vittoria o
patta)? - Chi è il mio avversario, devo essere pragmatico?
5:07
29 Marzo 2011
Salve vi volevo porre una domanda.
Nei vari siti che vendono materiale scacchistico ci sono diverse scacchiere elettroniche con relativa descrizione che ne attribuisce un particolare punteggio elo, come in programmi scacchistici come deep junior et simila , vi volevo chiedere se ritenete che quei punteggi siano attendibili o meno.
Io non so come vengono programmati quindi presumo che se un programma o scacchiera dice di avere un tot di punteggio è soggetta ad un handicap che ne impedisce il superamento anche se il programma ha le pontenzialità per essere più forte (come settare fritz a 1800 di elo ma può arrivare molto più in alto) , invece un essere umano anche non particolarmente forte potrebbe in un momento di "illuminazione" trovare la mossa o il piano di un GM perchè non è soggetto ad una qualche limitazione, cosciente di questo fatto probabile anche se è una ipotesi visto che non conosco i metodi con cui vengono creati questi programmi, il loro punteggio può essere mediamente attendibile secondo voi??
Possono essere considerati veramente delle pseudo simulazioni non tanto di un giocatore umano ma del suo relativo punteggio elo??
5:48
30 Novembre -0001
Argomento vastissimo! Esprimo qualche idea, sicuramente molto
discutibile.
1)
Come vengono programmati i motori. Piuttosto mi
chiederei: chi sono, i programmatori? Sanno giocare a Scacchi? Vi è un
paradosso simpatico: giocatori forti, come GM Botvinnik (ingegnere elettrico) e
GM Berliner (l’equivalente di un informatico moderno) non sono mai riusciti a
produrre dei motori fortissimi. Di solito, più il programmatore è debole
(diciamo NC, non classificato) e più riesce a produrre motori forti.
Evidentemente, la logica del giocatore a tavolino e quella del motore sono
diversi.
2)
ELO virtuale ed ELO reale. Dipende tutto da due
fattori: il fattore Orizzonte ( e qui dovrei parlare di RAM ecc.) ed il fattore
Comprensione della Posizione.
Come vedi, molta carne al fuoco!
Preferisco, invece, darti qualche consiglio “da umano ad
umano”, che uso contro il computer:
a)
In apertura, gioco cercando “muri di pedone”,
tipo Stonewall o Sistema Colle, per trovarmi in posizione chiusa o bloccata;
b)
Non cerco linee di apertura secondarie, per
uscire dalla teoria. I libri d’apertura dei computer sono basati spesso su
partite di giocatori deboli, e quindi pieni di errori;
c)
Ottenuta una posizione chiusa, cerco di attaccare
il Re del computer coi miei pedoni. L’importante è che i miei pezzi siano su
buone case;
d)
Non ho paura di entrare in tatticismi, tanto,
prima o poi, TUTTE le partite sono decise dalla tattica. L’abilità sta nel
pensare solo nei momenti critici (cambi);
e)
Di solito ogni programma ha i suoi punti deboli:
c’è quello che non tratta bene i pedoni passati, quello che non sa giocare le
posizioni con gli alfieri di colore contrario ecc. Questo perchè i
programmatori, di solito, sono pessimi giocatori a tavolino.
f)
Profilassi e “migliorare i propri pezzi”.
g)
Quando perdo, cancello la partita, così non
potrà vantarsi con nessuno....ahahahaha
7:28
30 Novembre -0001
Ho dimenticato di rispondere alla domanda principale: sono attendibili i punteggi ELO delle scacchiere elettroniche?
Secondo me, NO. Un 1800 umano non fa gli errori di un 1800 commerciale. L'umano sbaglia, ma perchè valuta la posiizone in modo scorretto, o perchè si è deconcentrato eccecc, la macchina sbaglia "volontariamente", in maniera vistosa, che a me risulta quasi "offensiva".
7:23
25 Febbraio 2010
Qualche tempo fa parlavo con Tatai e il discorso è caduto sul GM Miguel Najdorf. Di lui Tatai mi ha detto che la maggior parte delle sue analisi non erano del tipo: "io faccio questa… lui risponde così… allora io…" ma si basava su valutazioni strategiche legate ai più importanti fattori strategici. Ovviamente se c'era da calcolare, Najdorf non era secondo a nessuno ma lo faceva solo se era indispensabile, cioè se la posizione richiedeva un calcolo molto preciso… In pratica l'esatto opposto di quello che fanno i computer.
Per un esempio pratico potete guardare la partita Tatai-Najdorf Manila 1975. Alla 16a mossa di una Siciliana Kan, Najdorf era già in una posizione difficile e decise di sacrificare un pedone per cambiare alcuni pezzi e liberarsi un po'. Era una mossa intuitiva che nessun computer avrebbe fatto ma corrispondeva ad un ragionamento molto umano, fatto da un essere umano che gioca contro un altro essere umano.
Tatai rinunciò alla cattura del pedone perchè dopo la combinazione di 9 mosse non era facile valutare la posizione finale e preferì un'altra linea che rinunciava al materiale per mantenere compressa la posizione del Nero. Questi sono ragionamenti che un motore scacchistico non fa.
Inoltre un motore scacchistico non è in grado di spiegare perchè fa certe mosse mentre un essere umano sì. Il capire è la base del miglioramento scacchistico.
Chi ha provato a farsi allenare da un computer solitamente è tornato a casa con le ossa rotte. Ci sono esempi anche molto vicini a noi di personaggi che scrivono di aver battuto Candidati Maestri e Maestri a volontà grazie ai loro metodi di allenamento salvo poi giocare tornei ufficiali ( e lì non si può barare: ci sono i dati scritti, ufficilai ed obbiettivi) e realizzare punteggi di poco superiori al 50% contro avversari inclassificati!
Come diceva il grande Emanuel Lasker: "Ma sulla scacchiera le bugie e l’ipocrisia non sopravvivono a lungo. La combinazione creativa mette a nudo la presunzione di una bugia; la crudele realtà, che culmina in un scacco matto, contraddice l’ipocrita."
8:05
30 Novembre -0001
Ho appena inserito un Videoesercizio (il n.43 http://www.istruttorescacchi.i.....ercizio-43 ) che ho analizzato con Rybka. E' una interessante dimostrazione delle difficoltà che incontrano i motori nella Tattica ( sì, hai letto bene: lo so che di solito si dice che i motori sono imbattibili nella Tattica e scarsi nella Strategia, ma non dobbiamo confondere la "Tattica" con le "Combinazioni").
Probabilmente altri motori avranno meno difficoltà di Rybka nel valutare la posizione, ma rimane il fatto che motore e mente umana sono due "macchine" diverse, e confrontarle basandosi su una scala (qual è il punteggio ELO) è molto arduo.
3:05
23 Febbraio 2010
Vorrei riprende qui, che mi pare
una sede piú logica, le questioni ´filosofiche´ nate in altre discussioni.
Nell´ultimo mio post scherzavo
sul piacere dello studio ´libero´ per sottolineare un aspetto che fra
scacchisti professionisti o semiprofessionisti (ovvero praticamente tutti,
visto che anche gran parte degli NC si sente tale...) viene spesso trascurato:
l´aspetto ludico degli scacchi.
Per quanto complessi e
affascinanti, gli scacchi rimangono puir sempre un gioco e dovrebbe bastare
questa sola considerazione a rasserenare gli animi...
Ora sono il primo ad ammettere
che qualsiasi gioco é piú piacevole quando si vince che quando si perde. Ma, se
scriviamo su questo forum, dovremmo ormai aver superato lo stadio infantile del
non saper perdere e dunque non dovremmo drammatizzare troppo le sconfitte,
nostre e altrui.
Tra l´altro - e cosí ci
avviciniamo ai problemi discussi altrove - le sconfitte possono essere
un´ottima fonte di apprendimento, se é vero - come credo - che gli scacchi non
si sottraggano alla banalitá didatticamente assodata che ´sbagliando si
impara´.
Tuttavia, se vogliamo, dare un
senso non banale al proverbio appena citato, bisogna che ragioniamo in termini
di didattica dell´errore, ovvero che ci dotiamo di tecniche e forme adeguate di
analisi, comprensione e recupero dell´errore.
E´ noto ad esempio che giocare e
perdere una partita non permette automaticamente di migliorare: per trasformare
quella sconfitta in un miglioramento bisogna aver preso nota della partita,
averla analizzata post mortem, aver capito cosa non ha funzionato e perché,
ecc.
Fin qui tutto sommato un
giocatore potrebbe fare da solo, magari – Tarascio inorridirá – aiutandosi col
computer.
Ma il problema vero penso arrivi
adesso. Mettiamo che io abbia notato che nell´80 per cento delle mie partite la
vittoria (non importa se mia o dell´avversario) venga decisa da errori tattici.
Da solo posso ovviamente dedurre che il mio studio dovrá concentrarsi
soprattutto sulla tattica. Magari posso tentare di chiarire quali sono i piú
frequenti di questi errori, catalogandoli per tipologia, ecc. Ma poi che
percorso didattico devo seguire per il recupero di questi errori: se il
problema maggiore, mettiamo, é il doppio di C, devo solo risolvere puzzle
tattici su questo motivo (e dove li trovo?) ovvero devo fare esercizi di
visualizzazione mirati al movimento del C (e quali?) o ancora devo giocare
finali di CC per prendere confidenza con le specificitá tattico stategiche di
questo pezzo, o fare altro ancoroa che non so immaginare?
E in questo senso, credo, che l´intervento
mirato di un istruttore potrebbe essere decisivo per una soluzione quanto piú
rapida ed efficace possibile del problema.
3:55
30 Novembre -0001
Per rimanere coi piedi per terra, permettimi un esempio concreto.
In altro post ti avevo scritto qualcosa sulla "Strategia". Riassumo nuovamente quei concetti, a beneficio di chi legge questo post, ed anche per "espandere" il discorso in maniera più chiara.
Immaginiamo di fare una lezione di "strategia generale" applicata agli Scacchi.
I termini “piano” e “strategia” sono mutuati dal linguaggio militare, relativo alle guerre. Ma sfortunatamente (o fortunatamente!) a Scacchi i piani a lungo termine non sono possibili: persino i GM non riescono a giocare un’intera partita basata su un piano precostituito, per il semplice motivo che i loro avversari non intendono cooperare. Bronstein disse:”A Scacchi non vi sono piani, solo mosse”. In un certo senso ciò è corretto: in tutte le posizioni è possibile pianificare solo poche mosse in avanti.
In cosa consiste, allora, una buona strategia?
A) Aumentare l’attività
B) Diminuire la vulnerabilità (le debolezze)
Un pezzo è attivo quando :
• Ha molte mosse possibili
• Sta attaccando qualcosa (Re, materiale, case)
• Controlla case (nel centro o nella metà campo avversaria)
• Coopera con gli altri pezzi.
(N.B. E’ di aiuto ricapitolare il concetto di “cooperazione”. I pezzi cooperano quando:
I pezzi controllano le stesse case (preferibilente case vicine. Cc3 e Cf3 controllano l’intero centro)
I pezzi si supportano l’un l’altro in attacco
I pezzi si proteggono l’un l’altro
I pezzi si suddividono i compiti
I pezzi non si ostacolano l’un l’altro.)
Un pezzo è vulnerabile quando:
• Ha poche mosse possibili
• Può essere attaccato (è indifeso o vale molto)
• È sovraccarico di funzioni (controlla troppe case contemporaneamente)
• Lavora da solo (non coopera)
Come noti, attività e vulnerabilità sono principi uno l’inverso dell’altro.
Bene, ora lo studente ci chiederà:" Va bene, ma in pratica, cosa significa Aumentare l'attività o Diminuire la vulnerabilità?". Ecco: ora bisogna fare dei distinuguo all'interno di queste categorie, ottenendo così:
A) Aumentare l’attività
1. Migliorare il tuo pezzo peggiore
2. Prestare attenzione al tuo pezzo migliore
3. Attaccare il punto più debole del tuo avversario
4. Incrementare la vulnerabilità dell’avversario (creare targets)
B) Diminuire la vulnerabilità
1. Ridurre le debolezze nella struttura pedonale
2. Limitare l’attività dell’avversario
Ok, ora si tratta di selezionare degli esercizi e mostrarli allo studente, invitandolo ad applicare queste nuove conoscenze alle proprie partite, cioè di analizzarle nel post-mortem alla luce di questa Classificazione Strategica Moderna.
E' operazione didattica che può svolgere un motore scacchistico?..............mmmhhhh non sono un luddista, ma neanche un illuso!
Per farti un esempio concreto di "esercizio strategico" , guarda questo sul tema A 4. Incrementare la vulnerabilità dell’avversario (creare targets).
6:23
23 Febbraio 2010
Il senso del tuo discorso é molto chiaro: senza un bagaglio tecnico ´strategico´ non si puó migliorare. Lo studio deve essere velocemente finalizzato ad acquisire questo bagaglio tecnico. Ma non bisogna confondere questo bagaglio (che é soprattutto operativo) con quello normativ/descrittivo della strategia ´classica´, troppo teorica e rigida per permettere scelte concrete corrette.
Invece non mi é chiaro il senso dell´esercizio, visto che non ci sono le consegne: va be´che io non le leggo... ma almeno per gli studenti seri varrebbe la pena metterle!
A parte gli scherzi, se questo bagaglio deve essere soprattutto operativo, é evidente che al di lá delle nozioni teoriche occorre un apparato applicativo (esercizi, analisi, gioco, ecc. mirati all´acquisizione della competenza strategica).
Problema tipicamente NC: scorro la partita e mi chiedo dove sta A4? Le tue note mi fanno pensare che il punto cruciale sia la posizione dopo 19.Ab7: cosa vedo? Una posizione favorevole al B:
- R meno attivo ma piú sicuro in un finale complesso con ancora molti pezzi in gioco
- pezzi piú attivi visto che l´A del N é cattivo e il B ha la coppia degli AA, la Tc1 piú attiva della Te8 e che controlla l´unica colonna aperta; tuttavia il CN mi sembra un pezzo potenzialmente forte, visto la presenza dell´avamposto in c5
- solo la struttura pedonale mi sembra migliore per il N, dato il pedone a4 arretrato su colonna aperta e sotto attacco
Cosa vuol fare il N? Per esempio cambiare le TT lungo la colonna aperta, sfruttando la debolezza di a4 e poi, magari sfruttando l´avamposto, metter in moto la sua maggioranza.
Ora, ammesso che quello che ho visto sia ´vero´ mi pare che la posizione venga peró risolta da una sequenza con forti connotazioni tattiche, che si basa su una serie di scacchi o minacce di scacco (immagino che il N 20...e5 sia forzata per evitare il doppio su A e R di Tc7+)
Ovvero, la posizione non poteva essere usata ugualmente bene come esercizio ´tattico´: ma allora dove corre il confine fra queste due competenze?
Non sará vero quello che sostiene Albanesi, ovvero che molti esercizi strategici sono di fatto esempi di ´ottimismo didattico´?
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